I Greci di Calabria dal VIII sec. a.C.ad oggi del Prof. Filippo Violi – Storico Direttore scientifico IRSSEC (Istituto Regionale Superiore di Studi Ellenofoni della Calabria)

I Greci di Calabria dal VIII sec. a.C.ad oggi del Prof. Filippo Violi - Storico Direttore scientifico IRSSEC (Istituto Regionale Superiore di Studi Ellenofoni della Calabria)
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Semuncia Brettii - 214 - 203 a.C.
Semuncia Brettii – 214 – 203 a.C.

 

 

Potrebbe sembrare strano che, parlando di una storia dei Greci di Calabria, se ne parli ancora oggi, fino ai nostri giorni. Ma l’esistenza di una comunità greca nella parte più meridionale della Calabria, filtrata attraverso una serie di dominazioni, periodi storici e culture diverse, da cui fu inondata in più di duemila anni, al di là di un caso particolare, è ragione storica e, storicamente, indiscutibile. Ben poco si sa con certezza delle popolazioni preesistenti alla colonizzazione ellenica, e l’unico dato certo ci è offerto dalla fondazione delle prime colonie sulle coste del mar Jonio da parte dei Greci intorno all’VIII secolo a.C.

Ma, se volessimo datare con certezza la fondazione delle colonie greche che orbitano attorno all’area della Bovesìa (Bova – Bova Marina – Roghudi -Roccaforte – Condofuri), dovremmo necessariamente inseguire una lunga teoria di storici e geografi che, in fondo, non hanno fatto altro che inseguirsi a vicenda nell’affannoso tentativo di assegnare un volto ed un luogo di provenienza ai coloni greci che vennero ad abitare sulle nostre terre.

Chi erano quei locresi che si stanziarono sulle coste dello Jonioà Non ha dubbi sul punto Strabone: erano Greci della Locride Ozolia!. Su una cosa non si è certi se lo fossero della Locride Opunzia. Locresi Epizefiri furono definiti, ad un parto, da Erodoto, Tucidide, Pindaro (Olimpica X), ecc..

L’indagine sulle fonti storiche anteriori al quinto secolo a.Cr. sono – per quello che riguarda da vicino – generalmente scarse e frammentarie. Né Ippi, né Teagene ci sorreggono in questa ricerca, mentre troviamo accenni rarissimi in Erodoto. Va meglio naturalmente con Tucidide.

E’ chiaro che tutti gli argomenti andrebbero approfonditi attraverso l’indagine storica che evitare che tutto o molto rimanga legato alla leggenda o alle tradizioni orali. Alla tradizione fa infatti anche riferimento il geografo Dionigi.

Una lunga fase precoloniale di commerci e di empori micenei avevano certamente preceduto la colonizzazione ellenica delle coste della Sicilia e dell’Italia meridionale.La concentrazione dei Greci fu così vasta, le terre colonizzate così fertili, la civiltà che ne derivò così grande, che la regione venne conosciuta col nome di Megale Hellas. Ricca di tensioni e di vicende, dominata da grandi ed a volte nobili personalità , la splendida storia della Magna Grecia fu breve

Secondo una tradizione ormai variamente accettata, la fondazione delle città della Magna Grecia era direttamente collegata al grande movimento migratorio e colonizzatore della Grecia intervenuto intorno all’VIII e VII secolo a.C.. La colonizzazione greca fu soprattutto un “modo di essere dei greci”, e fu proprio la coscienza di questa loro unità etnica che consentì al popolo greco di essere consapevole della propria superiorità nei confronti dei popoli “barbari”. Il termine Megavlh Ellav” (Magna Grecia), che all’inizio circoscriveva soltanto l’attuale Calabria e che poi, estesosi, comprese anche la Puglia e la Sicilia, fu usato la prima volta da Polibio, uno storico greco morto nel 125 a.Cr., ma è probabile che già prima di lui, l’avessero usato storici del sec. IV (Eforo, Aristotele, Timeo) e che venisse fin d’allora ricongiunto con Pitagora e col movimento pitagorico.

E in realtà i decenni nei quali le città italiane furono dominate dalle consorterie pitagoriche, prima quella di Crotone (all’incirca fra il 520 e il 460 a.C.), segnarono, per la maggior parte di esse, tale splendore di fioritura materiale e spirituale, da giustificare appieno per esse la designazione di Magna Grecia”. I Greci che oggi vivono questa zona della Calabria fecero parte, con molta probabilità ( non dovrebbero esserci più dubbi da quanto si ricava dalle fonti storiche), della Repubblica di Locri i cui confini con la Repubblica di Reggio erano segnati dal fiume Alece, l’attuale Amendolea. L’arrivo dei Greci su queste terre modificò ben presto l’economia tradizionale delle popolazioni indigene, che generalmente erano pastori nomadi e agricoltori.

Il loro insediamento provocò certamente la sopraffazione delle tribù enotrie e di altre comunità . Né la cosa apparve difficile dal momento che le popolazioni indigene non godevano di qualsiasi organizzazione politica-unitaria.

L’influsso della civiltà greca diede una spinta decisiva per lo sviluppo della regione, anche se i primi abitanti dovettero ritirarsi lentamente verso terre più povere e interne, oppure dovettero accettare di integrarsi con le popolazioni elleniche ed essere dominate. La colonia infatti nei primi tempi viveva in sincretismo con gli indigeni, poi, man mano, cominciò ad espellerli con la violenza o con l’inganno.

In due secoli il processo di ellenizzazione delle zone costiere si completò e fu edificata una lunga teoria di città che raggiunse un altissimo grado di civiltà . Sibari, Crotone, Locri, Reggio assunsero un’importanza rilevante e vitale per la Calabria, ma anche i Greci delle colonie faticarono molto a dimenticare le antiche rivalità tra le città e ben presto furono trascinate in guerre che ne sanzionarono la decadenza economica e politica.

Cominciava lentamente a spegnersi il periodo più florido della nostra storia, e, quella terra che aveva ospitato la scuola pitagorica e Pitagora stesso, la terra di Ibico, di Stesicoro, di Timeo, di Pasitele, di Nosside, della scuola musicale di Senocrito, dell’olimpionico Milone non avrebbe più raggiunto lo splendore di un tempo. In questo territorio, Peripoli e la polis di Bova – che, nel corso dei secoli, attraverso i suoi storici invocava origini leggendarie e regali – furono certamente tra le punte più avanzate del confine occidentale locrese.

Intanto Locri, così come il resto del suo territorio, continuava a mantenere con la madre patria legami economici, religiosi e culturali, senza però rispondere al principio di dipendenza politica, anche se – come abbiamo visto – le colonie della Magna Grecia, denunciavano la loro provenienza e le loro alleanze nel momento di prendere parte alle guerre che si scoppiavano in Grecia o sul suolo italico.

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