Matteo Cannata è un artista poliedrico, versato in molteplici forme di produzione artistica: dalla scultura (in legno e in pietra) al disegno (a matita e china) alla serigrafia, dalla tempera all’acquerello alla pittura ad olio, su legno, carta, e su tela, tecnica quest’ultima che predilige.
Il suo periodo di produzione artistica va dai primi anni 70 ad oggi. Nei suoi quadri convergono diversi aspetti della pittura simbolista, surrealista e metafisica. Un tema ricorrente sin dai primi quadri, ma divenuto sempre più insistente a partire dagli anni 80, oltre alla rappresentazione della natura e le sue trasformazioni, e la presenza di occhi nelle sue opere pittoriche. Non occhi fisici, distinguibili in destro e sinistro, ma un occhio unico, sferico, metafisico, che coglie anche luoghi ove la vita è assente. Quest’occhio ha tratti solari, e perciò fecondanti la realtà contemplata, nei quadri degli anni 70. Diventa invece più freddo, ma più attento al dettaglio, negli anni successivi. Pur non mancando la figura umana, soprattutto femminile nei suoi quadri, Cannata preferisce di solito sostituirla con l’occhio dello spirito, che ha differenza della forma umana non polarizza l’attenzione di chi guarda, ma , più, discreto, guida l’osservatore sui particolari di maggiore pregnanza simbolica. Quest’occhio ha a volte il carattere astrattissimo dell’ “appercezione trascendentale” Kantiana, altre volte si moltiplica in molteplici anime-occhi, come nel quadro “Ecatombe a Manhattan” del 2002, oppure in molteplici stati d’animo; più raramente, infine, s’incarna negli occhi di esseri semiumani, come nel quadro “ Medio Evo Fantastico” del 1988.
L’uso peculiare di molti altri simboli come la mela, il fiore, il triangolo etc., unitamente al sapiente uso della prospettiva e al suggestivo accostamento del colori, trasportano l’osservatore in fantastici mondi tridimensionali e rendono la produzione di questo autore distinguibilissima, nel pur sterminato panorama artistico contemporaneo.
Piero Schepis