Quando si parla del grande “Mississippi”Muddy Waters, il gran padre del blues, e di Willie Dixon, il contrabbassista più famoso di tutti i tempi o dei grandi pianisti della scena Chicagoana degli anni sessanta, non si può, neanche lontanamente tralasciare questo artista che ha suonato con il “gotha” del BLUES, passato e presente: JAMES COTTON.
Cotton , nato a Chicago nel 1936 è stato, in tempi non lontani, una vera e propria forza della natura, era dotato di una energia ed una carica interpretativa che lo hanno reso unico e famoso in tutto il panorama blues mondiale.
Uso il passato perché oggi “anziano” ed acciaccato ,ovviamente, ha diradato i concerti e selezionato le sue apparizioni in sala di registrazione.
Un tempo la sua voce era calda e tonante, il suo stile all’armonica uno dei più imitati, ed era considerato l’erede naturale del primo grande armonicista di Muddy Waters, quel Little Walter che da tempo ormai immemorabile è entrato, a diritto, nella leggenda.
Come tanti altri suoi colleghi che dopo la gavetta difficile nei fumosi e sudati localini del South Side di Chicago hanno potuto assaporare il sapore del successo e dei soldi, Cotton si è lasciato un po’ andare, peccato davvero perché ne ha risentito pesantemente la sua carriera artistica ed il particolare rapporto con il suo fedelissimo pubblico.
Ultimamente la sua fama di “orso” burbero e bizzoso nell’ambiente del blues non gli ha certo giovato per niente, ma io lo salvo in blocco per tutto ciò che ha fatto in passato con la band di Muddy Waters…Nessuno può giudicare, nessuno , nel Blues soprattutto, può ergersi a giudice di chicchessia, bisogna in questi casi ricordare i tanti vinili incisi da James con i suoi amici di Chicago, le sue esaltanti esibizioni ai tantissimi Festival del Blues a cui ha partecipato con la sua personale band o come ospite illustre di altri illustrissimi musicisti.
In Italia ha suonato spesso, a Pistoia, a Varese, a Milano, a Rovigo, a Modena, e quasi sempre, con la mia fidata band, ho aperto i suoi concerti, potendo così apprezzare i piccoli segreti del suo stile, cercando di carpirne sfumature e fraseggi, ma è sempre stato troppo bravo anche per “imitarlo”al 5%….
L’ultima volta che ho incontrato James Cotton è stata qualche anno fa a Rock FM a Milano, per il mio programma del lunedì pomeriggio, lui è arrivato e mi ha subito riconosciuto, senza ricordarsi il mio nome, ma accogliendomi con :”..ehi ragazzo, ma quante volte ti ho incontrato sulla mia stradaà D’accordo qui in Italia, ma non ci siamo visti anche in Svizzera e a Memphis, Tennessee, qualche tempo faà”.
Ovviamente gli ho spiegato che, suonando anch’io l’armonica a bocca, non era poi strano che lo tallonassi da vicino per imparare meglio il …mestiere, e che comunque non avrei avuto sicuramente l’intenzione di smettere…
Ma, come vi ho detto, ultimamente ho saputo che l’amico Cotton non se la passa molto bene con la salute, quindi qui da noi è difficile per adesso che arrivi con la band, però ,per cominciare a conoscerlo meglio vi consiglio di recuperare un CD nel quale fa la parte del comprimario di lusso.
Sto parlando dell’album di Muddy Waters” Hard Again” del 1977, prodotto dal grande chitarrista texano Johnny Winter, (del quale mi riprometto di parlare prossimamente ..) nel quale James presenta uno stile graffiante e grintoso come non mai, coadiuvato da altri bei nomi del mondo blues: da Bob Margolin a Pinetop Perkins, dal bassista Calvin Jones al batterista Willie”Big Eye”Smith.
Speriamo che il 2004 segni il definitivo recupero artistico del nostro “blueseroe”, se lo augurano tanti fans che in questi anni non hanno mai smesso di amare il caratteristico sbuffare della sua calda armonica Hohner Marine Band…
Per questa volta è tutto, cari amici di ZENONE, se volete contattarmi l’indirizzo dovreste già conoscerlo, ma ripetere certe informazioni non fa mai male…Alla prossima…
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