TESTIMONIANZA CRITICA PER ANTONIO PUGLIESE
Una ricerca artistica, quella di Antonio Pugliese, portata avanti sempre con estremo rigore logico, anche quando, libero da vincoli mentali, si lascia andare a declinazioni informali con rischiose aperture espressionistiche e gestuali di forte impatto emotivo e visivo. La pittura di Pugliese è, a mio avviso, frutto d’interazione tra progettualità, la cui fonte primaria di riferimento è l’arte classica, e modernità, intesa come energia ed ampiezza di elementi linguistici i più disparati.
Indubbiamente l’aniconismo dell’artista avellinese ha un’anamnesi informale e pertanto assai significativo per lui l’aspetto materico, segnico ed energetico; però non di rado affiorano suadenti brani di figurazione (si pensi ad un’opera davvero singolare facente parte del ciclo pittorico «Terzo millennio», ove si vedono veleggiare nello spazio eteree farfalle in uno slancio agravitazionale). Questi lacerti figurativi esprimono in radice la disposizione dell’autore verso quei valori formali oggi assai spesso disattesi da tanti suoi colleghi d’avventura. Ciò nonostante, la coniugazione linguistica di Pugliese rimane estremamente legata alle Neoavanguardie, ma non tanto per alcuni stilemi ben riscontrabili nelle sue opere, quanto piuttosto per la filosofia di fondo che efficacemente e radicitus si fa sempre più consistente, soprattutto nella produzione più recente, e che egli ha così sintetizzato: «nulla è costante tranne il mutamento». Il greco panta rei diventa a livello pittorico strumento per interpretare in modo sempre cangiante supporti, materiali, colori ed immagini; il sentimento del transeunte è condizione privilegiata perché il lettore delle sue opere possa e debba intuire in esse quell’afflato religioso, mistico direi, proprio delle persone umili. Ecco, la pittura di Pugliese, è una pittura rivoluzionaria in questo senso, poiché lungi dall’essere chiassosa e dispersiva secondo i canoni mass-mediali contemporanei, è raccolta, medioevale, quasi sanfrancescana. Non per nulla il bravo maestro campano si è più volte cimentato nell’arduo tema dell’arte sacra attraverso soprattutto la ceramica. L’esercizio del segno, del colore, della forma, si compie in clima di autentica spiritualità, troppo spesso clandestina in tanti artisti delle ultime generazioni. Dunque un pittore di talento Pugliese, che ha saputo coniugare passato e modernità, e parimenti disponibile a quell’umanesimo integrale senza cui l’opera d’arte non potrà mai diventare nutrimento dell’animo.
(Leo Strozzieri, settembre 2005)