Il suo nome è Cotton… James Cotton, al servizio del Blues… di Fabio Treves

Quando si parla del grande “Mississippi”Muddy Waters, il gran padre del blues, e di Willie Dixon, il contrabbassista più famoso di tutti i tempi o dei grandi pianisti della scena Chicagoana degli anni sessanta, non si può, neanche lontanamente tralasciare questo artista che ha suonato con il “gotha” del BLUES, passato e presente: JAMES COTTON. Cotton , nato a Chicago nel 1936 è stato, in tempi non lontani, una vera

Han Van Meegeren, un vero falsario di Roberto Mottadelli

Cocciniglia, germogli di vite carbonizzati, polvere di lapislazzuli e fenolo, nigrum optimum, solfuro di mercurio, china, olio di lillà e olio di lavanda. E ancora, un forno costruito a mano, una brocca bianca passata di mano in mano per trecento anni, un’antica mappa dell’Europa appesa alla parete e una vecchia tela scrostata stesa sul tavolo da lavoro. Gli occhi attraversati da un lampo febbrile di soddisfazione, un sorriso nervoso increspa

Un certo Mr. Peter Green fu l’inizio dei Fleetwood Mac… di Fabio Treves

Quando si parla di blues degli anni Sessanta si citano quasi sempre John Mayall, Alexis Korner, Long John Baldry e Cyril Davis, ma ci sono musicisti che al pari dei suddetti “santoni” hanno lavorato, e parecchio, per far conoscere ed apprezzare la “musica del diavolo”. Uno di questi è Peter Green (all’anagrafe Greenbaum), chitarrista, armonicista, e cantante londinese, da sempre attratto dal blues che, nel 1967 dopo aver suonato nella

La coscienza ambientale  di Miky Verz

Ormai un argomento usato ed abusato, la coscienza ambientale in Italia rapprenta più l’ utopia che la realtà . Purtoppo, non si sa se per vicissitudini politiche o sociali, sembra che la salvaguardia dell’ ambiente sia un baluardo di pochi eroici cittadini sensibili, come se invece la massa degenerata e anti- ambientalista sia generalizzata e rappresenti la regola nella moltitudine italiana. Io e probabilmente anche qualche altro cittadino infastidito, sono